In questi anni, insieme a tante realtà collettive antifasciste di femministe e lesbiche a Roma abbiamo realizzato azioni dirette, condiviso momenti d’incontro e confronto, di riflessione. Abbiamo prodotto analisi, ricerche in ambito intellettuale e nelle produzioni artistiche a livello cittadino.
Le nostre rivendicazioni e le nostre mobilitazioni per la trasformazione di tutte le forme di oppressione e subordinazione delle donne all’interno degli scenari locali e globali contemporanei si legano, anche nel nostro caso, alle mobilitazioni e alle conquiste delle lotte femministe degli anni ’70-’80-’90 raggiunte in Italia per i diritti delle donne e della persona (nel 1970 viene introdotta per legge la possibilità di scioglimento del matrimonio, nel 1975 si ottiene la riforma completa del diritto di famiglia, con grandi passi avanti per ciò che concerne l’equiparazione dei coniugi in termini di diritti e doveri, nel 1978 viene introdotta la L.194 per la legalizzazione dell’aborto e per ciò che concerne gli aspetti di salute sessuale e riproduttiva. Infine, per chiudere questa breve rassegna, solo nel 1996 è stato modificato nel diritto penale il reato di violenza sessuale e incesto nei confronti delle donne da reato contro la morale a reato contro la persona, riconoscendo finalmente, almeno sulla carta, le donne come soggetto di diritto)
Tanto dunque è stato ottenuto negli scorsi decenni, benché permangono ampi spazi di divario tra le codificazioni del diritto e le concrete espressioni di vita e di relazione che purtroppo ancora non trovano pieno riconoscimento sia nel più ampio scenario sociale contemporaneo come nelle concrete limitazioni politico-legislative formali e sostanziali a cui ancora siamo sottoposte.
Negli ultimi anni, a più riprese, abbiamo assistito al continuo attacco all’autonomia e all’autodeterminazione delle donne.
Ne sono d’esempio la forte pressione che hanno esercitato i movimenti e le liste pro-vita con il loro attacco alla corretta applicazione della L.194. La delibera Bianconi, sulla stessa linea, ha portato i contenuti e le impostazioni dei movimenti pro-vita in sede di consiglio comunale di Roma. La commissione parlamentare d’inchiesta per lo studio della RU486, i tagli ai centri anti-violenza, la proposta delle ronde-cittadine, le strumentalizzazioni razziste sulle violenze subite dalle donne, le posizioni discriminatorie e sessiste contro gay, lesbiche e transessuali.
A tal riguardo abbiamo pensato di organizzare quest’anno,a livello territoriale nel VII Municipio, un’iniziativa pubblica di donne, tra donne, con donne femministe e lesbiche a cui potranno partecipare anche gli uomini.
L’iniziativa pubblica “Parlano le Donne” nasce:
– dalla constatazione della sotto-rappresentazione delle realtà di vita delle donne, italiane, migranti e lesbiche.
– dal riconoscimento della scarsità di luoghi e spazi dove le donne possano incontrarsi e parlare per trasformare le loro condizioni ed esperienze di vita.
– dalla consapevolezza del persistere di stereotipi, che si manifestano nelle forme, celate o manifeste, di oppressione e subordinazione all’interno degli ambiti di lavoro, nei contesti educativi e formativi, nei contesti giudiziari-legali-sindacali, di rappresentanza politica, come nei mezzi di comunicazione mass-mediatici in particolare giornali e televisioni.
La deriva fascista e autoritaria in cui si trova il nostro paese ha accentuato fenomeni ed esperienze evidenti di discriminazione, sessismo e maschilismo.
Le donne appaiono come succubi rassegnate o alleate perpetuatrici dei modelli di dominio e oppressione del sistema patriarcale. Assistiamo ad un costante sottodimensionamento, riduzione ed “essenzializzazione” della figura delle donne verso modelli unici e sempre più standardizzati.
Le donne sono rappresentate come veline o manager rampanti, completamente assoggettate o partecipi sostenitrici ed alleate del potere e della cultura maschile.
All’interno del più generale arretramento della cultura politica italiana, si continua a registrare un deficit di rappresentanza e partecipazione delle donne alla vita politica.
Persiste uno scarto troppo ampio tra le dichiarazioni di intenti, gli indirizzi programmatici e l’impegno diretto con le donne per assumere e implementare concretamente interventi che rispondano alle aspettative e ai bisogni nei territori.
Poco o niente si parla delle condizioni ed esperienze di vita delle donne migranti, che vivono oggi condizioni aggravate dalla stretta repressiva del nuovo pacchetto sicurezza. Non si lasciano circolare liberamente, non solo i loro corpi, ma anche le loro voci. Vivono la doppia discriminazione in quanto donne e straniere. Non emergono, invece, le esperienze di integrazione interculturali positive sperimentate e non appare affatto percepito il forte contributo che apportano alla crescita economica e sociale del paese.
Tutte insieme, donne italiane e migranti, cittadine legalmente riconosciute o clandestine, subiamo violenza attraverso le manipolazioni mass-mediatiche che vengono fatte sui nostri corpi, sulle nostre vite, sulle nostre coscienze e intelligenze, attraverso le pubblicità, le televisioni e i giornali.
Ed è ancora all’interno dell’ambito domestico e familiare dove si consuma maggiormente la violenza verso le donne, fisica, psicologica e culturale per mano di mariti, fidanzati, conviventi o ex-fidanzati.
Siamo coscienti delle criticità che vivono oggi i giovani adolescenti e la pressoché assenza nei programmi formativi delle scuole “di un’educazione sessuale e di genere” per l’acquisizione di conoscenze sul proprio corpo, la propria salute e per la trasformazione delle relazioni gerarchiche di potere tra uomini e donne. Non è un caso che si assista ad un aumento sistematico delle violenze di branco di adolescenti verso coetanee.
Per poter offrire delle alternative, le donne, devono essere consapevoli delle proprie possibilità e capacità di cambiamento, nonché degli strumenti sociali, normativi e legali di cui dispongono.
L’iniziativa pubblica “Parlano le Donne” vuole dare voce alle donne che in forma singola o organizzata abbiano intrapreso percorsi di emancipazione, affermazione e rivendicazione dei propri diritti.
Pensiamo che freddi grafici statistici, per quanto utili, non possano rappresentare ne le esperienze positive ne le realtà problematiche in cui si trovano a vivere realmente le donne.
Quest’ iniziativa, dunque, vuole essere un’occasione per raccogliere le esperienze concrete di vita, le storie di emancipazione positiva, le esperienze di rivendicazione e lotta delle donne singole e organizzate: collettivi di femministe e lesbiche; collettivi delle studentesse; operatrici e professionali dei servizi socio-sanitari; educatrici; tecniche ed esperte dell’informazione; politiche; insegnanti; intellettuali e professioniste che in ambiti istituzionali o in ambiti di auto-gestione e auto-organizzazione abbiano sperimentato percorsi per l’affermazione, la concreta attuazione e il riconoscimento dei diritti delle donne.
L’iniziativa pubblica “Parlano le Donne”, vuole essere un momento d’incontro e confronto e si inserisce all’interno di un’azione più ampia di trasformazione e di cambiamento socio-politico e culturale necessario per dare centralità alle donne e ribadire l’importanza di relazioni sociali più eque.
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Comitato Donne 100celle&Dintorni